sabato 2 febbraio 2013

Ma guarda un po'....

Da qualche anno non scrivevo più su questo blog, e ieri, vagando su internet ad ore assurde, mi sono resa conto di come tante cose siano cambiate nel panorama cinofilo dai primi post che ho scritto. Siua e Thinkdog, prima visti come acerrimi rivali, “ragione” vs “sentimento”, oracr si fanno l’occhiolino. Nella Siua c’è stato un ribaltone con cambio improvviso e totale di docenze; è nata la scuola Crea; CSE-CONI apre a tutti i metodi educativi/addestrativi e certifica –non si sa in base a cosa- degli istruttori di falconeria. Girando sui siti mi pare che uno sia la fotocopia dell’altro: come puoi mantenerti lavorando con gli animali; farai anche del bene, divulgherai le tue conoscenze –anzi, le nostre conoscenze, il senso del gruppo o della setta funziona- e poi non farai più quel lavoro grigio e noioso che fai ora. Cè una commistione e una confusione tra problemi educativi e comportamentali s-consolante, e delle basi etologiche e scientifiche almeno accennate del cane c’è poco o niente. Ma forse fa parte di quell’aura di mistero che piace, che spinge le persone a chiedere il prezzo della merce esposta in vetrina invece di ottenere l’effetto opposto. Ma come mai questo fenomeno di mercato riguarda esclusivamente i cani? Direi che la risposta è molto facile, se non ovvia. Spendereste migliaia di euro per comprendere un gatto? No, il gatto “sta bene da solo”, sarebbero soldi buttati via. Li spendereste con la lusinga di capire meglio il vostro cavallo? Se volete sbattere il grugno sul muro FISE, benvenuti. Il canarino di casa? Idem come il gatto. Allora chi ci va di mezzo? L’animale più diffuso, che meglio si presta a toccarci sul vivo, che viene a contatto con i bambini, che vive in famiglia, e che anche meglio perdona errori e pasticciamenti vari. Signore e signori , ecco a voi la cinofilia italiana!

domenica 22 novembre 2009

Educazione vs Addestramento

Uhm, l'annosa questione...
Più ci penso, e più penso che siano due cose inscindibili.
E soprattutto penso che gli estremi e gli estremismi non mi piacciono.
Ad un corso un ragazzo ci ha solennemente detto che il cane non va tenuto al guinzaglio. Di nuovo "uhm". Deve? Non deve? Andrà valutato di situazione in situazione, no? E soprattutto il suo cane, appena voltate le spalle, con tutta la sua flemma e lentezza se n'è andato a mangiare l'immondizia e a vagabondare in giro. Allora, cosa sarebbe stato meglio? Tenerlo al guinzaglio forse? E mi metto anche nei panni di un addestratore che vede la scena, mi verrebbe da pensare: "Ma che c**** di cane c'hai? Il mio lo metto "terra" e non si muove più! Se questa è educazione cinofila, ne faccio volentieri a meno!".
Poi, però, magari se andassi a casa del cane-spazzino, il suddetto cane starebbe buono buono in cuccia a ronfare, mentre il cane addestrato sarebbe un'anima in pena o starebbe nel box in giardino.
E anche il "terra" di cui sopra, eseguito alla perfezione, sarebbe fatto da un cane con la lingua a penzoloni e un livello emotivo altissimo.
Allora, che fare?
Beh, io penso che si debba mediare. L'addestramento serve, è pignoleria, è precisione, è chiarezza. "Piede" vuol dire "mantieni la tua attenzione su di me, fidati di stare col naso per aria che ti guido io, e intanto controlla il tuo corpo". Se fatto bene, non è per niente facile. E richiede collaborazione, fiducia e chiarezza di comunicazione da parte nostra. E uno sforare nella sfera del contatto intimo non indifferente. Il cane non può stare ad un metro da noi, è adeso alla nostra gamba che pure si muove. E mi serve che il cane, quando lo chiamo a fare qualcosa con me, anche lo stare fermo come un salame, ne sia entusiasta e pensi a me, non al bidone della rumenta.

Però mi serve anche lo stato d'animo del cane. Mi serve che il cane sappia entrare in stand-by, mi serve che non esegua ogni attimo della sua vita un esercizio...è come se una ballerina mi facesse "il lago dei cigni" con la caffettiera in mano, di prima mattina, per mettere su un caffè. Non ce la vedo.
Mi serve anche solo che si chieda: "Cosa caspita faremo ora? Dove andiamo? Aspetta che chiedo a quel bipede laggiù". Che si rivolga a me senza che io glielo richieda, la nostra vita a due deve essere così: io guardo cosa mi sta dicendo e viceversa, e ci veniamo incontro.
In realtà non c'è nemmeno un leader, siamo partner. Io posso chiedere tutto quello che voglio, posso mediare, convincere, costringere e corrompere, ma alla fine ho davanti un essere vivente con un suo carattere, delle sue attitudini, caratteristiche e desideri, e la mia scelta non è mai funzionale all'ottimizzazione della vita a due, quanto alla mediazione di una vita a due.

mercoledì 12 agosto 2009

Posso toccarti?


Credo che nessuno di noi si presenterebbe con questa frase ad un'altra persona.
Allora, perchè esordiamo sempre così quando ci troviamo davanti ad un animale?
Anzi, spesso nemmeno si chiede, e ci si ritrova con una mano che cala inesorabile sulla testa del cane allibito, o con il passante che arruffa ben bene le penne al gufo (e perchè no, anche all'aquila o chissà che farebbe con un leone...) e con il prendere proprio in braccio animali più piccoli.
Ma lo faremmo con una persona?
O meglio, perchè abbiamo così terribilmente bisogno di toccare per conoscere? Forse perchè non abbiamo altro modo di conoscere qualcosa di diverso?
In teoria questa è una modalità tipica dei bambini, e invece la si ritrova sempre di più negli adulti, quasi avessero bloccato la crescita delle loro modalità conoscitive, mentre i bambini, assolutamente privi di qualsiasi contatto con il mondo animale, sono quasi terrorizzati anche solo dall'avvicinarsi. Allora interviene l'adulto di turno, che inizia a spiegare -per lo più inventando di sana pianta- che animale è, che abitudini ha e come palpeggiarlo ben bene.
Ma un momento, se il contatto è così auspicabile e positivo, perchè poi buona parte dei cani, appena arriva un bimbo in casa o anche fin da subito, viene chiuso fuori in giardino perchè è "sporco"? Allora dove sta il nesso?
Toccare o non toccare?
Penso che siamo davvero in una fase contraddittoria e di transizione, in cui non c'è nè la cultura "contadina", in cui di certo un cane, gtto o pollo non era per nulla qualcosa di interessante e anzi, se sconosciuto andava lasciato per i cavoli suoi; ma non c'è nemmeno una cultura paritaria, in cui al bambino e futuro adulto venga insegnato come ci si presenta ad un altro, sia esso cane, gatto o persona e tutte le interazioni interessanti oltre a contatto che possono poi esserci.
Prima di tutto direi che si sta lontani dagli estranei, di ogni specie. E poi ci si presenta, sempre se l'altro ha voglia di interagire con noi. Penso che il contatto fisico sia la cosa che arriva più tardi di tutte, e solo se condivisa.
Penso che d'ora in poi, a chi mi chiede se può toccare un animale in mia compagnia, risponderò mettendogli una mano in faccia e tastando i lineamenti ben bene. Chissà se gradirà.

mercoledì 29 luglio 2009

E la panza s'avanza...


Ero determinata a non scrivere nulla sulla mia panza che avanza, soprattutto spinta dalla pigrizia e da mille altre cosa da scrivere, poi continuo a pormi domande su domande e a trovare risposte molto dissonanti dal mondo esterno e così...ecco qua un post!

Il primo mese l'ho vissuto davvero male: tutti a farmi l'elenco di tutttoooo quello che non avrei potuto più fare, tutti a gioire per il bambino, dovevo pensare al bambino, vivere per il bambino, concentrarmi sul bambino...e io???

Dopo un po' che cogitavo, ho capito che soprattutto non "dovevo" pensare nulla, Madre Natura faceva tutto ciò da migliaia di anni e se ne occupa benissimo.

Ho avuto momenti di sonno, altri di iperattività; ho avuto i piedi gonfi a tenere su stivali medievali col caldo e ho potuto camminare per ore. Quando ero di corsa il bambino non si muoveva, quando ero in relax tirava le sue sane pedate.

Sono diventata matta per trovare un posto dove facessero il parto naturale o non assistito e non ho fatto analisi ogni mese volando da un medico all'altro.

Non sopporto che tutti mi tocchino la pancia, prima non lo facevano, perchè ora sì???

Continuo a lavorare con i cani, continuo a giocare e a baciare i miei, è arrivato un nuovo cavallino -vedi foto- e delle capre, anzi, caproni e un piccolo sparviere. Ad agosto vado a prendere un cane con qualche problemuccio e semmai quando nascerà il bimbo dovrò chiedere una mano o col bambino o con i cani o con entrambi. Così magari la smetterò di non chiedere mai aiuto.

Non vivo per un bambino, ma vivo CON un bambino, e questo mi sembra molto di più.

venerdì 17 luglio 2009

I dieci comandamenti


1) Uscire di casa non è un optional: esplorare e scoprire è vita, non solo per noi cani.
2) Rispetta la ciotola altrui e fa rispettare la tua; se qualcuno ti aiuta, meglio.
3) Non avrai altra cuccia al di fuori della tua...basta sapere QUAL è la tua.
4) Lo spazio personale non è solo vitale, è buona educazione.
5) Non avrai altro umano al di fuori di quello che si prende cura di te.
6) Non accetterai altri animali a casa di buon grado, ma ci puoi convivere se vengono seguite le regole base.
7) Sopporta, tollera, sii accondiscendente, ma nemmeno la tua pazienza è infinita: mordere è nella tua natura e non è così strano.
8) Gioca, gioca gioca: giocare è legame, conoscersi, divertirsi, sfogarsi.
9) Non ci sono gerarchie, ma tanti legami, liti, riappacificazioni come in qualsiasi famiglia.
10) La vita è sempre collaborazione.
Rispetta e fai rispettare questi comandamenti e vivrete felici...

venerdì 5 giugno 2009

Una giornata a Bari


Il due giugno c'è stato un corteo storico a Bari e noi eravamo là con i pennuti.


Cani randagi, immondizia per le strade (ma non mi pare proprio tanto diversa dalla nostra, inutile fare finta che "al nord" vada tutto bene!), macchine che sfrecciavano ignorando la segnaletica, bambini soli per le strade a giocare...e tanto altro ancora.


Però...c'è un però...a me è rimasto in testa altro: la pizzeria dove abbiamo mangiato, io col cagnoccio e Alessandro con il gufo; la gente che voleva avvicinarsi agli animali, anche se con modalità da brivido, ma era davvero interessata e affascinata; pochi cani di razza e tanti meticcioni al guinzaglio della gente; il rifugio di Valenzano, che sembra più una pensione a 5 stelle e con un via vai di volontari più unico che raro; Clyde, il cane sordo morsicatore che verrà a far parte della nostra famiglia; due gattini ciechi di un mese e mezzo, che ho portato a mia mamma sennò non si sapeva dove piazzarli e che hanno miagolato per tutto il viaggio; la responsabile del rifugio, sempre cordiale, pratica, ferma senza perdere un briciolo di sentimenti e umanità; i progetti e le infinite idee che stiamo cercando di portare avanti per far conoscere il rifugio e finanziarlo, ampliarlo, crescere; i grillai che volavano sulle nostre teste; una casa fatiscente diventata un piccolo parco naturale con di tutto-di più che ci vive dentro; le palme, gli ulivi, gli edifici tra lo spagnolo e l'orientaleggiante, la terra rossa da ogni parte.


Una città viva, in cui sembra si possa far di tutto e ci sia tutto da fare, invece di andarsene al nord...

giovedì 21 maggio 2009

Sindrome da privazione sensoriale o elasticità mentale?



Un paio di giorni fa è arrivato a casa un nuovo cane, Spillo.
Le foto seguiranno a giorni...comunque, giusto per rendere l'idea, è una specie di piccolo pinscher, però con un testolone enorme e un sederino minuscolo, con tanto di mozziconcino di coda.
Spillo è stato caricato in auto, è arrivato a Maerne dopo un viaggio di tre ore, è crollato a dormire dopo un paio di giretti in giardino, il giorno dopo è uscito in passeggiata con me, Alessandro e gli altri cani -giusto per iniziare a farli avvicinare- e poi nel pomeriggio è venuto in centro Mestre a fare due compere: pettorina e due stupidaggini in merceria.

Cosa c'è di strano?

Nulla, se non fosse che Spillo è stato solo un'altra volta in vita sua in auto, è vissuto sulle colline delle Marche con sei labrador e un boxer e non ha mai visto nè un collare, nè un guinzaglio nè tanto meno un centro città, con auto che sfrecciano e persone e cani a iosa.

Allora, mi viene da riflettere.

In un cane esiste la sindrome da privazione sensoriale, o piuttosto esiste o manca l'elasticità mentale?
Un cane che ha ricevuto tantissimi stimoli, non svilupperà quindi la capacità di assimilare il "nuovo", proprio come un cane abituato ad interagire con le persone continuamente, non
imparerà prima qualcosa che gli si sta tentando di insegnare?

Quindi, se si passa dall'ottica di una sindrome "inguaribile" -o come minimo di cui tutti dicono che c'è poco da fare o di passare al farmacologico- e si passa invece ad un concetto di fatica all'adattamento, io credo si cambi già molto, prima di tutto nel modo in cui NOI ci poniamo nei confronti del cane impaurito da tutto.
Posso quindi iniziare a proporre il nuovo. Posso iniziare a pensare al mio cane come ad un ragazzo della campagna anni '50 che si trova proiettato nel 2009. Sopravviverà? Ha tutti i mezzi per farlo, solo che all'inizio sarà davvero dura. Più sarà ingegnoso, più gli sarà facile adattarsi. Ma l'inventiva o l'adattabilità non gli sono state date dall'ambiente (città o campagna) nè dall'epoca, ma dagli stimoli, dalle difficoltà e dalle situazioni che ha affrontato e che lo hanno spinto ad usare la testa.

Nessuno di voi ha mai cambiato casa? Quando sono passata dal centro città alla periferia, il silenzio nella notte non mi gustava molto. Mi dava un senso di solitudine. Viceversa, alcune mie amiche facevano fatica a dormire da me in città, con le ambulanze che andavano su e giù, il primo autobus per Venezia delle 5.50 che fermava proprio sotto casa e qualche brusca sgommata di auto che avevano fretta di rientrare a casa nel cuore della notte. Per non parlare dell'osteria aperta fino alle 3 durante l'estate.

Tutti noi siamo sopravvissuti, anzi, c'è voluto solo del tempo.
E nessuno di noi è sotto psicofarmaci...