venerdì 5 dicembre 2008

Paura, sindrome da privazione sensoriale o che?

Ci sono tre sorelline, prese dal rifugio Amici di Fido, a Roma, che mostrano i sintomi della sindrome da privazione sensoriale.
Come loro, tante delle persone con cui ho parlato mi descrivevano gli stessi atteggiamenti: paura di persone, di uscire di casa, di affrontare in genere il "nuovo".

La cosa più disarmante è che i cagnolini in questione venivano anche da allevamenti.
Ancora più disarmante che è molto più facile dire ad un rifugio "alle cucciolate ghe pensi mì" che non dirlo ad un allevatore, che difficilmente accetta intromissioni su un lavoro che fa magari da anni.

E' più facile dire che "quel cucciolo là ha qualcosa che non va" che cambiare noi: un allevatore dovrebbe pensare al modo migliore di gestire tutti i suoi cuccioli, non solo quello "carroarmato" che regge qualsiasi errore. Anzi, il difficile è proprio il cucciolo timidino, è lì che si vede la bravura.

Specie quando si parla di jack russel.

Ne ho consociuto uno, Bernardo, irresistibile, che vive con la sua famiglia quadrupede (mamma e sorellina) e quella umana. E nessuno immaginava quanto può aver significato per la sorellina di Benny vivere in una cucciolata di jack!

Però...c'è un però.

A tutto c'è rimedio.
Ci sono come sempre due lavori da fare: la nostra gestione in casa e il lavoro sul carattere del cane.

I risultati?

Beh, un cane che esce di casa e che non si nasconde sotto il letto quando arriva qualcuno.
Delle persone che sanno quando non possono fare a meno di chiedergli uno sforzo extra e quando invece sì.

Ci sono tanti animali che non vedono l'uomo nei periodi sensibili -cioè quando possono considerarlo come un elemento facente parte dell'ambiente- ma che convivono con noi dopo un corretto lavoro.

Vedete...non sempre la cinofilia ha tutte le risposte, e vedere delle tigri di un centro di recupero selvatici collaborare con un uomo mi è servito: una buona idea va cercata, gli occhi e la testa vanno tenuti aperti.

Nessun commento: